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Società Italiana di gerontologia e geriatria

Il paziente anziano nella fase terminale della malattia.
Gli atteggiamenti degli operatori: risultati di un questionario

Petrini Massimo, Bianchi Evelina, Boncinelli Lorenzo, Caretta Flavia, Cester Alberto, Costanzo Sergio, Marini Monica, Marsilio Alberto, Orlando Itala, Pegoraro Renzo

 

Introduzione

Il binomio morte-istituzione assistenziale é meno scontato di quel che potrebbe sembrare, anzi sembra rifiutato da tutta una classe di operatori sanitari che si confronta con il proprio lavoro nell´ottica tradizionale del “guarire” gli ammalati. In realtá i cambiamenti delle patologie prevalenti e i cambiamenti demografici comportano una correzione di rotta anche per quanto riguarda le specifiche professioni sanitarie. L´esempio forse piú eclatante é rappresentato dall´aumento della popolazione anziana che ha determinato, di conseguenza, l´aumento del numero di persone con patologie croniche, che richiedono spesso un´assistenza continuativa.

Tuttavia le facoltá mediche e le facoltá infermieristiche, ma questo vale anche per le altre scuole per operatori professionali operanti nel mondo della salute, almeno in Italia, danno ancora oggi limitata importanza alla necessitá di preparare i loro studenti ad un lavoro assistenziale a contatto quotidiano con la sofferenza e la morte.

Questa carenza é particolarmente sentita nell´ambito della cura e dell´assistenza della persona anziana. Una carenza che é presente anche in ambito ecclesiale tanto che quando si parla di assistenza spirituale e religiosa si pensa ancora quasi solo all´ospedale e non alle necessitá delle persone anziane sul territorio e nelle residenze geriatriche sempre piú numerose.Si é affermato che la morte oggi é gestita dalla Geriatria perché si muore sempre piú da anziani; inoltre si muore soprattutto per “malattie  povere di soddisfazione” che diventano sempre piú peculiari del geriatria, abituato ad assistere pazienti poco gratificanti, con patologie scarsamente interessanti da un punto di vista scientifico.

E la geriatria? Anche se ha allungato il periodo della maturitá, e della vita in senso cronologico ed ha creato anche simbologie semantiche quali gli oldest old per spiegare l´allungamento estremo della vita, il geriatra deve essere consapevole che qualunque vita si conclude con la morte e che il personale impegno intellettuale su questo tema non puó essere mascherato solo dal lessico clinico e da qualche atteggiamento di pietas verso il morente. Occorrono competenze, preparazione scientifica e umana per aiutare gli operatori sanitari, i morenti, i loro congiunti.

Una relativa novitá é poi rappresentata dalla dilatazione odierna del processo del morire, cioé un allungamento di quella che é chiamata la fase terminale. Questo prolungamento della fase terminale della vita – soprattutto dovuto ai successi delle terapie intensive, alla incidenza dei processi cronico-degenerativi che vengono significativamente rallentati dalle cure, alla maggiore efficacia dei trattamenti antineoplastici – fa sorgere l´interrogativo su come gestire tale processo, sul senso personale, sanitario e sociale di esso, sugli aspetti etici delle decisioni da prendere.

La morte quindi fa parte del mondo culturale dell´istituzione geriatrica, eppure ancora poche ricerche hanno valutato la qualitá delle cure alla fine della vita.

 


 

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